Alfa 90, la civiltà della macchina

Presentata nell’autunno 1984 come sostituta dell’Alfetta e rimasta in produzione solo tre anni, l’Alfa  Romeo Alfa 90 avrebbe dovuto rappresentare il segmento medio-alto della Casa di Arese fino al decennio successivo; da lì deriva la scelta del nome.
Il nuovo modello compare sul mercato in uno dei momenti più bui della storia della Casa di Arese, che dopo qualche anno passa di mano venduta dall’I.R.I al gruppo Fiat. Lo studio per la 90 inizia nel 1982, in piena crisi di liquidità per l'Alfa; piuttosto che studiare un nuovo pianale, scelta parecchio costosa, si decide di aggiornare in modo radicale l’Alfetta, che è in produzione già da una decina d’anni. Il design è affidato a Nuccio Bertone, che ha l’arduo compito di svecchiare la carrozzeria della bella progenitrice. La fiancata è caratterizzata dai passaruota squadrati, dalla scalfatura a metà altezza che ha la doppia funzione di alleggerire la linea ed aumentare la rigidità delle lamiere, dalla coda abbastanza alta; il giro porte è in comune con l’Alfetta. Al posteriore troviamo una fanaleria a sviluppo orizzontale collegata sotto al portatarga da un elemento in materiale plastico rosso che ingloba al centro la luce di retromarcia. La carrozzeria è abbastanza curata dal punto di vista aerodinamico, con un Cx di 0,37 ottenuto affinando le criticità: gocciolatoi, mascherina, paraurti, guarnizioni dei vetri, parabrezza e lunotto incollati. La scocca pesa 21 kg in meno rispetto a quella dell'antenata da cui deriva, grazie all'adozione di acciai ad alta resistenza. Il frontale è dotato di uno spoiler mobile ed auto regolabile, montato sotto al paraurti; si abbassa progressivamente oltre i 50 km/h in funzione della pressione dell’aria esercitata dalla velocità, al di sotto degli 80 km/h è quasi completamente rientrato nel paraurti. Il pianale è irrobustito, soprattutto nella traversa anteriore che deve sopportare il peso della nuova scatola guida dotata di servosterzo.
Alfa 90 prima serie
Particolarmente curati gli interni, che sui precedenti modelli della Casa di Arese erano stati oggetto di critiche, per materiali e montaggio, sia da parte della clientela che della stampa specializzata. Sulla 90 troviamo sedili rivestiti con material pregiati (tweed sulle versioni di base, velluto sulla Q.O.), insonorizzazione migliorata e plastiche di qualità superiore, il tutto assemblato in modo abbastanza curato. Il posto di guida, che come da tradizione Alfa è molto ben studiato, si distingue per la possibilità di avere il volante regolabile sia in altezza che assialmente. Al posteriore troviamo un divano con bracciolo centrale estraibile ed appoggiatesta integrati. Molto scenografico e di sapore aeronautico l’imperiale che corre lungo la mezzaria del padiglione, mutato dalle Alfetta Quadrifoglio Oro e 2.4 Turbodiesel, che ingloba tre spot di lettura, le luci di cortesia ed i comandi degli alzacristalli elettrici. Curiosa la possibilità di avere tra gli optional una valigetta 24 ore prodotta dalla Valextra, poco richiesta a causa dell’alto costo, per la quale Bertone studia un apposito alloggiamento al di sotto del cassetto portaoggetti del cruscotto.

L’impostazione meccanica è quella classica transaxle dell’Alfetta, vale a dire motore anteriore con trazione posteriore e cambio montato dietro in blocco con il differenziale; a differenza dell’antenata non sono più utilizzati i sincronizzatori del cambio di tipo Porsche che provocavano frequenti impuntamenti, praticamente risolti sul nuovo modello. I motori sono tre benzina ed un diesel. Tra i primi abbiamo i classici quattro cilindri in linea di 1,8 e 2,0 litri da 120 e 128 CV dell’Alfetta. Il 2.0 è disponibile sia a carburatori che ad iniezione Jetronic, quest'ultimo dotato di variatore di fase che può ritardare di 14° apertura e chiusura della valvole d'aspirazione. Il 2,5 V6 da 156 CV è ereditato dall’ammiraglia Alfa 6 e dal coupé GTV 6 ed è dotato di iniezione elettronica Bosch L-Jetronic. Il motore a gasolio è il 2,4 litri turbodiesel da 110 CV prodotto dalla VM di Cento e già montato anch’esso sull’Alfetta, sovralimentato con una turbina Aravio K24. La velocità massima, a seconda delle versioni, è compresa tra i 175 km/h del 2.4 Turbodiesel ed i 200 km/h del 2.5 V6. Quest’ultimo motore è disponibile solo con il ricco allestimento Quadrifoglio Oro che tra le varie dotazioni si distingue per la strumentazione digitale ed il computer di bordo a sette funzioni. 

I prezzi al lancio sono:
  • 1.8 Lit. 19.414.000 
  • 2.0 Lit. 20.832.000
  • 2.0 iniezione Lit. 22.698.000
  • 2.5 V6 Q.O. Lit. 31.063.000 
  • 2.4 TD Lit. 23.538.000

Optional disponibili a novembre 1984:

  • alzacristalli elettrici posteriori Lit. 420.000 (di serie su Q.O.)
  • aria condizionata Lit. 1.860.000 (Q.O. Lit 2.208.000)
  • chiusura centralizzata Lit. 960.000 (di serie su Q.O.)
  • cerchi in lega: Lit. 660.000 (Q.O. Lit 750.000)
  • servosterzo Lit. 960.000  (di serie su Q.O.)
  • valigetta 24 ore Valextra estraibile Lit. 230.000 (tutte)
  • vernice metallizzata Lit. 504.000 (di serie su Q.O.)
  • fendinebbia di serie su 2.4 TD e Q.O. non disponibili sulle altre versioni

La gamma colori comprende:

  • Bianco Capodimonte (1.8, 2.0, 2.0i, 2.4 TD)
  • Blu olandese (1.8, 2.0, 2.0i, 2.4 TD)
  • Rosso Alfa (tutte)
  • Beige chiaro (1.8, 2.0, 2.0i, 2.4 TD)
  • Grigio chiaro metallizzato (tutte)
  • Opale metallizzato (tutte)
  • Grigio neutro metallizzato (tutte)
  • Champagne metallizzato (solo Quadrifoglio Oro)

Il mensile Quattroruote pubblica la prova su strada della nuova arrivata della Casa del biscione sul numero di novembre 1984, confermandone le eccellenti doti stradali. Tre le versioni oggetto del test: 2.4 Turbodiesel, 1.8 e 2.5 V6 a benzina. L'esterno guadagna solo tre stelline, definito "stile tradizionale modernizzato"
Sul numero del mese successivo la rivista della Domus torna ad occuparsi dell'Alfa 90 2.5 V6 in un articolo dal titolo "Le 6 cilindri", dove viene confrontata con le dirette concorrenti: BMW 528I (E28), Renault 25 V6, Opel Senator 3.0 E CD (A2), Lancia Thema 6V e Volvo 760 GLE. 
Dal test emergono i seguenti pregi:
  • prestazioni brillanti
  • buona tenuta di strada
  • ricca dotazione di accessori

I difetti rilevati
  • manovrabilità cambio
  • sterzo un po' lento
  • fintura migliorabile

Nel 1985 viene introdotta la 2.0 a 6 cilindri, nata per il mercato italiano in modo da poter offrire alla clientela un propulsore plurifrazionato senza incappare nelle penalizzazioni fiscali all’epoca in vigore nel nostro Paese, facendola così rientrare nell’IVA al 18% per le motorizzazioni inferiori a 2.000 cc a benzina e 2.500 cc a gasolio. Il V6 da 2 litri è fondamentalmente lo stesso dell'Alfa 6 2.0, dal quale si distingue per la centralina  CEM (controllo elettronico del motore), sistema già sperimentato in precedenza su un lotto di 10 Alfetta della cooperativa taxi milanesi basate sulla 2.0 Li America che hanno originato a loro volta un altro migliaio di esemplari di Alfetta 2.0 CEM destinati a clienti fedelissimi, studiato da Alfa Romeo in collaborazione con Spica. Il CEM, che controlla alimentazione ed accensione del motore, garantisce un funzionamento molto fluido e senza vibrazioni a tutti i regimi di rotazione. La 90 2.0 V6 ha 132 CV e raggiunge i 192 km/h di velocità di punta; al debutto costa ben Lit 26.269.000, l'allestimento è quasi analogo a quello dellla 2.5 V6 Quadrifoglio Oro, privo però di alcun dettagli come la strumentazione digitale, il computer di bordo ed i fendinebbia
Gli optional sono:
  • aria condizionata Lit. 1.982.000
  • cerchi in lega: Lit. 708.000
  • valigetta 24 ore Valextra estraibile Lit. 230.000
  • vernice metallizzata Lit. 531.000 
Alfa 90 2.5 V6 Quadrifoglio Oro
Al salone di Torino del 1986 viene presentato il restyling della 90, che diventa Super. Esternamente è riconoscibile per la nuova calandra con trama più fitta, per la griglia sul paraurti divisa da sei listelli verticali invece che quattro e per il portatarga posteriore in tinta con la carrozzeria. All’interno troviamo la plancia monocolore e nuove tappezzerie. Invariati i motori; sparisce il 2.0 a carburatori mentre il 2.5 V6 sui mercati esteri può adottare anche il catalizzatore. Sulle 6 cilindri è per la prima volta disponibile su un’Alfa Romeo l’impianto ABS a controllo elettronico sviluppato in collaborazione con la Ate. Le 2.4 Turbodiesel sono dotate di un riscaldatore del gasolio e montano una turbina Aravio K16 di dimensioni ridotte. Rivisti i rapporti del cambio di tutta la gamma, che sono ora accorciati per migliorare la ripresa.

La 90 esce di scena nel 1987 dopo solo 56.500 esemplari prodotti; le versioni più diffuse sono le 2.0 a quattro cilindri, sia a carburatori che iniezione, e le 2.4 Turbodiesel. Nonostante le ottime doti stradali, di comfort e la buona cura degli interni il modello non incontra i gusti del pubblico. La linea viene criticata perché più anonima di quella molto personale dell’Alfetta e, se paragonata a concorrenti quali la Lancia Thema, risulta superata per design ed impostazione meccanica; gli alfisti più incalliti la trovano un prodotto un po’ troppo imborghesito e poco sportivo, tanto da preferirle la più dinamica Alfa 75, con la quale condivide buona parte della gamma dei motori, che dal 1985 le cannibalizza quote di mercato.

Da segnalare infine un esemplare di Alfa 90 station wagon allestitito nel 1985 dalla carrozzeria Marazzi di Caronno Pertusella (VA) per conto della rivista Auto Capital, con posteriore molto squadrato in cui sono integrati i gruppi ottici della Fiat Uno prima serie, del quale mi occuperò in un prossimo articolo.
Una curiosità: nel titolo qui sopra ho voluto citare lo slogan della campagna pubblicitaria per il lancio dell'Alfa 90 nell'inverno 1984.
Quattroruote novembre 1984 - Pubblicità dell'Alfa 90, la civiltà della macchina

Riferimenti:
  • Quattroruote novembre 1984 "Intervista agli autori - Dentro l'Alfa 90"
  • Quattroruote novembre 1984 "Prove su strada - Alfa Romeo Alfa 90 - 2.0i -2.4 TD -2.5 Q.O. iniezione"
  • Quattroruote dicembre 1984 "Le 6 cilindri"
  • Quattroruote settembre 1985 "Prove su strada - Alfa Romeo Alfa 90 2.0 6V iniezione"
  • Grandi Marche - Alfa Romeo, David Owen edizioni Acanthus 1985



Commenti

  1. Che articolone c'era molto materiale per un'auto così rara, se si può dire

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  2. Auto a mio avviso poco apprezzata. Ottimo lavoro come sempre 😁

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