Poliziotto Sprint (1977) e la Ferrari 250 GTE n. 4105 GT


"Poliziotto Sprint", pellicola del filone "poliziottesco" diretta nel 1977 da Stelvio Massi, è uno dei film di automobili che amo maggiormente, uno di quelli che molto probabilmente hanno alimentato la mia passione per il mondo delle quattro ruote; sinceramente ho perso anche il conto delle volte che l'ho visto. E' noto soprattutto per le scene di guida acrobatica dell’equipe di Remi Julienne, che inscena per le strade di Roma un vero e proprio spettacolo di “stunt” come in voga in quegli anni. La trama per certi aspetti si rifà alle vicende della “mobile” romana degli anni ’60 trasposte però all'epoca del film; in particolare a quelle legate alla squadra capitanata dal mitico maresciallo Armando Spatafora, che ha chiesto ed ottenuto in dotazione la “vera” Ferrari della polizia. Giancarlo Sbragia, alias maresciallo Tagliaferri e capo diretto di Palma, interpreta un personaggio ispirato a Spatafora stesso. 


Già, la Ferrari: una 250 GTE 2+2 numero di telaio 4105 GT indiscussa protagonista, assieme a Maurizio Merli che impersona l'agente-pilota della "volante" Marco Palma. La 250 GTE sarebbe più vecchia del periodo temporale che mi sono prefisso come tema del blog, ne parlo comunque volentieri perché, oltre ai motivi affettivi, il film è rappresentativo di un certo modo di "vivere" l'automobile nel cinema di fine anni '70.  
Nella finzione cinematografia la vettura di Maranello viene ripescata dal fondo del garage della questura della Capitale, dopo anni di inattività, per dare la caccia sotto copertura alla banda del “Nizzardo”, noto pilota della mala a capo di una banda di rapinatori di banche, impersonato da Angelo infanti, ed alle sue Citroën DS.


La nera 250 GTE, che entra in scena poco prima della metà della pellicola, veste la livrea della Mobile per poche inquadrature: nel garage e nella discesa della scalinata di Trinità dei Monti all'inseguimento di una Flavia coupé bianca, situazione che farebbe rizzare i capelli sulla testa di un qualsiasi addetto della soprintendenza alle belle arti. Già da subito balza all’occhio una certa discrepanza con la Ferrari che fu di Spatafora, una 250 GTE prima serie tutt’ora esistente e che ha il numero di telaio 3999 GT; quella del film è una seconda serie, riconoscibile per le luci posteriori a sviluppo verticale e per i fari supplementari ai lati della calandra. Differenti anche grafica e posizione delle scritte ”squadra mobile tel 555.555” sulle portiere, oltre che la targa POLIZIA 34043 e l’assenza del lampeggiante sul tetto. Per il resto della pellicola la Ferrari veste gli abiti civili, privata delle insegne della mobile e corredata di una doppia banda longitudinale adesiva color oro; la targa è CO 210623. Dopo il salto finale, nel quale la DS del Nizzardo si ribalta ed esplode, la “nostra” 4105 GT è visibilmente danneggiata, soprattutto all'anteriore. Alcune testimonianze la vogliono presente, ovviamente incidentata, esposta nel “foyer” del Cinema Corso a Milano alla proiezione della “prima“ di “Poliziotto Spint”. In seguito la 4105 GT entra a far parte della collezione dell'industriale Fabrizio Violati e, trasformata nel mascherone che illustra il processo produttivo della carrozzeria della 250 GTO, esposta nella collezione Maranello Rosso. Come mai una Ferrari, che molto probabilmente poteva essere restaurata, viene “smembrata” per ricavarne un modello diverso? Nel 1977, all’epoca dell’uscita nelle sale di “Poliziotto Sprint”, la 250 GTE viene percepita come un’auto vecchia, assetata di carburante, costosa da mantenere ed anche superata. Gli esemplari costruiti, in rapporto alla produzione di Maranello degli anni '60, sono molti, circa 1.000. La meccanica, in particolare il basamento del motore, è in comune con modelli più rari e prestigiosi; ecco quindi che molti esemplari sono vittima di fenomeni di “cannibalismo” per donare ricambi, o vengono addirittura usati come basi per repliche più o meno riuscite di blasonate GTO.

Un'ultima considerazione la dedico a Maurizio Merli, qui in "versione" senza baffi per impersonare un personaggio più giovane rispetto al solito "commissario di ferro". L'attore romano, valido pilota, si è prestato come sempre ad eseguire alcune delle pericolose scene di guida. Su Facebook tempo fà è comparso il ritaglio di un articolo di giornale del 1977, con alcune foto di un incidente in cui sembra essere incappato Merli durante una di queste scene. Molto probabilmente si tratta di una trovata pubblicitaria dei produttori del film, visto che le foto dell'attore ferito corrispondono in modo imbarazzante al trucco che ha quando viene caricato in ambulanza dopo l'incidente del primo inseguimento, quando finisce "ruote all'aria" nei giardinetti con la Giulia verde nel tentativo di "prendere" una Porsche. 


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