Porsche 911/930 Turbo Martini. Una vera serie speciale?

Porsche 911 Turbo con opzione M42 consegnata nel marzo 1979 
Nel corso degli anni è capitato più volte che si scrivesse, sia sul web che sulla carta stampata prevalentemente estera, della Porsche 911/930 Turbo Martini; sul fatto che fosse o meno una vera serie limitata. Mille congetture quindi sulle specifiche tecniche, di allestimento, colori della carrozzeria e sul numero di esemplari prodotto. Chi sostiene ne fossero state allestite 9, chi 24, chi addirittura 200. Chi dice fossero tutte bianche, chi asserisce ne esistessero almeno due nere. Discorsi alimentati da vari fattori, in primis l’esistenza di una serie limitata di Porsche 924 che porta sulla carrozzeria i colori dello sponsor alcolico italiano, allestita in 3.000 esemplari nel 1977, di cui 2.000 con specifiche USA e 1.000 per il mercato europeo. Poi un articolo sul numero di febbraio 1977 della rivista britannica Motor Sport, siglato D.S.J, una delle abbreviazioni usate da Denis Jenkinson, sì cari lettori proprio il copilota di Stirling Moss alla Mille Miglia del record di velocità del 1955, dove viene presentata una 911 Turbo 3.0 bianco Grand Prix con set di bande decorative Martini sulla carrozzeria ed interni dai colori coordinati al trattamento estetico esterno. 

Porsche 911 Turbo con opzione M42 consegnata nel marzo 1979
Facciamo quindi un po’ di chiarezza sull’argomento con un bel tuffo nel passato ed andiamo indietro di più di quarant’anni, a quel fatidico 1977. La vettura testata da Jenkinson è del tutto speciale, almeno nell’estetica, ed è prestata al noto giornalista direttamente dalla Porsche Cars Great Britain Ltd. Si tratta della 911 Turbo fatta allestire per l’Earls Court Motor Show del 1976 per celebrare due vittorie, quella con la 935 nel Campionato mondiale costruttori (gr. 5) e quella con la 936 nel Campionato mondiale sport (gr. 6). Il 1976 è anche il quarto anno che vede la presenza dello sponsor Martini sulle automobili da corsa della cavallina di Stoccarda. Come scritto poco sopra la carrozzeria è bianca e le bande adesive riprendono grafica e colori delle vetture da corsa. L’interno presenta i sedili anteriori ortopedici Dr. Fuhrmann, all’epoca disponibili come optional sulla 911, in pelle bianca con inserti centrali su seduta e schienale blu e rossi, I pannelli porta ed il rivestimento interno dell’abitacolo sono bianchi, il cruscotto ed i sedili posteriori sono blu, mentre la moquette sul pavimento è rossa. Un’abbinata molto accattivante, che riprende i colori Martini anche all’interno. La meccanica è strettamente di serie; Il motore è il noto 6 cilindri boxer da 2.994 cc, sovralimentato mediante un turbocompressore KKK “3LDZ” con pressione di sovralimentazione massima di 0,8 bar. L’ accensione elettronica e l’alimentazione ad iniezione meccanica Bosch K-Jetronic sono quanto di meglio si possa desiderare su un’auto ad alte prestazioni di metà anni ’70. I cavalli sono 260, la velocità massima, che Jenkinson non può raggiungere nel corso del test su strada, è di poco inferiore ai 250 Km/h e lo 0-100 km/h viene percorso in circa 5,5 secondi. Il costo dell’auto è di 21.162 sterline, inizialmente considerato alto dal giornalista britannico che afferma non spenderebbe più di 20.000 sterline per una Porsche, salvo poi ricredersi dopo una settimana, alla riconsegna della vettura, ritenendo il prezzo adeguato per la qualità costruttiva, le prestazioni ed i contenuti tecnici. 

Porsche 911 Turbo con opzione M42 consegnata nel marzo 1979
Il successo di quest’automobile è tale da spingere la Casa ad approntare un set di adesivi specifico, disponibile per tutta la gamma 911, Turbo ed aspirate, sia come opzione di fabbrica che come accessorio aftermarket, venduto col codice M42. Difficile stabilire quindi quante 911 abbiano vestito la livrea Martini, non trattandosi di una serie speciale con un proprio “record” di esemplari prodotti, ma di un semplice accessorio disponibile per le vetture nuove in abbinamento a qualsiasi colore di carrozzeria o interni. Un'ulteriore complicazione a stabilire il numero di esemplari è data dal fatto che le strisce Martini potevano essere acquistate ed applicate su qualsiasi 911 già circolante. Oggi può capitare di trovare delle 911 ordinate nuove con l'opzione M42 ma prive delle strisce decorative, perché magari sono state fatte rimuovere da qualche precedente proprietario o perché non è stato possibile conservarle in occasione di interventi di ripristino della carrozzeria. Molti di questi set di adesivi sono stati utilizzati all'epoca da dealer Porsche, sia in Europa che negli Stati Uniti, per allestire automobili immagine per i propri autosaloni. La logica vuole che si scegliesse quindi preferibilmente il modello di punta della gamma di Zuffenhausen, la Turbo, magari con una bella carrozzeria bianco Grand Prix, che ben si sposa con i colori Martini e ne riprende la livrea delle vetture da competizione. La 911 Turbo è poi sempre stata ampiamente personalizzabile, fattore che ha spinto le concessionarie ad ordinare speciali cromie interne intonate ai colori della carrozzeria, come per l’esemplare allestito per l’Earls Court Motor Show, alimentando così il mito della 911 Turbo Martini. 

Riferimenti:
  • “The Porsche Turbo, an engineering masterpiece”, articolo a cura di Deins Jenkinson in Motor Sport, Febbraio 1977 – Lingua inglese 
  • “Original Porsche 911 1964-1998: The Definitive Guide to Mechanical Systems, Specifications and History (Collector’s original guide)”, Peter Morgan, Paperback 2016 – Lingua inglese
Foto da: www.silverstoneauctions.com



Commenti