Perché parlare del tuning auto anni ‘70-90?

Porsche 935 DP Motorsport
Già, perché parlare del tuning anni 70-90? Vorrei scrivere una serie di considerazioni in base al buon numero di visite avute su certi articoli che ho proposto recentemente. Fino a qualche anno fa questo fenomeno era visto con sospetto nel mondo del collezionismo delle auto storiche o delle youngtimers, solo recentemente stanno cambiando alcuni aspetti, con un certo interesse al settore. Uno dei fenomeni di tale cambiamento è forse l’asta di Scottsdale (Arizona) del 24 gennaio 2016, dove RM Auctions per la prima volta ha proposto delle “elaborate”, con lotti che spaziano dalla Mercedes-Benz 560 SEC 6.0 AMG “wide body”, alla DP Porsche 935 Turbo sulla base di una 911 Turbo 3.3. Mi sono quindi chiesto: “è tutto da buttare il settore del tuning di quegli anni?” Già due anni prima ho scritto alcuni articoli sull’argomento, due dei quali riproposti in questo blog, che mi hanno confermato ci fosse un potenziale interesse sull’argomento. 

Certo, molto probabilmente l’immaginario collettivo rimanda il pensiero al primo dei film della saga Fast & Furious, fatto di corse illegali, preparazioni estreme, alettoni esagerati, neon montati sotto il pianale e protossido d’azoto per potenziare i motori. Altri avranno invece in mente una realtà fatta di Uno Turbo e Golf GTI più o meno pasticciate in mano ad individui dall’aspetto poco raccomandabile, parcheggiate con stereo a palla di fronte ai bar di periferia.

Porsche 911 Turbo Targa Rainbow o Polaroid B+B
In realtà il tuning come lo conosciamo oggi potremmo dire che inizia a diffondersi in Europa negli anni ’70, per conoscere un vero e periodo d’oro soprattutto in Germania nel ventennio tra gli anni ’80 ed i ’90. Preparatori come AMG, Kremer ed Alpina che vengono o hanno interessi nel mondo delle competizioni iniziano a dedicarsi al potenziamento delle vetture stradali. Altri come la B+B dei fratelli Buchmann sono più attenti all’aspetto tecnologico, introducendo accessori oggi di uso comune anche sulle utilitarie. Provate a pensare al volante multifunzioni, ai sensori di parcheggio o al computer di bordo, che all’epoca si chiamava D-infos; tutti elementi introdotti nel corso degli anni ’80 da Buchmann. Oggi non stupisce avere smartphone ed altri dispositivi elettronici connessi in bluetooth anche sulle segmento B; ci saremmo mai arrivati se B+B, Zender ed altri non avessero iniziato a montare i primi e costosissimi impianti telefonici mobili? E le telecamere di parcheggio? Stesso discorso, molto probabilmente uno dei primi a montarle è stato Gemballa su alcune Avalanche derivate dalla Porsche 911. Sono oggetti ingombranti, nascosti da grosse carenature sulle portiere e sostituiscono in toto gli specchi retrovisori, con una funzione quindi diversa da come intendiamo oggi la telecamera posteriore. Altre realizzazioni sono folli come quegli anni, basti pensare alla Koenig Competition sulla base della Testarossa, al centro all’epoca di una diatriba con Ferrari per l’eliminazione di qualsiasi logo o riferimento alla Casa di Maranello.

In Italia invece assistiamo ad un tuning molto più soft, anche per difficoltà oggettive di omologazione di un’automobile pesantemente modificata. Le aziende che vanno per la maggiore in quegli anni sono Bubble Car di Corsico, Orciari e la Carrozzeria Helvetia, poi solo Helvetia, di Rozzano. Alzi la mano chi, almeno quarantenne, non ricorda lo spoiler posteriore con la scritta “Bavaria” per la BMW serie 3 E21 di Bubble Car o il kit di carrozzeria in vetroresina di Helvetia per trasformare il Maggiolone, di solito cabrio, in Rolls Royce. O ancora le trasformazioni di Orciari sulla base della Golf 2, con tanto di calandra coni fari a scomparsa.

Mercedes-Benz 560 SEC AMG
Molto probabilmente il tuning, se di qualità e riferito a nomi noti, in futuro ci riserverà sorprese positive nel settore delle youngtimers. Ci saranno poi delle problematiche complesse nel restauro, che già qualcuno sta affrontando. Mancanza di pezzi specifici sia per quanto riguarda l’elettronica di bordo, primordiale e costosa per l’epoca, sia per quanto riguarda gli elementi di carrozzeria in vetroresina o materie plastiche; si tratta di vetture pur sempre “tirate” in uno o pochi esemplari, ampiamente personalizzate in base alle esigenze del primo committente. Quindi se già possono esserci difficoltà nel reperire ricambi per il restauro di vetture di serie, a maggior ragione per queste. Provate a cercare un parafango allargato di ricambio per un 560 SEC AMG! Ho anche letto di qualcuno che ha messo mano alla Sciwago, la shooting break derivata dalla Scirocco ed allestita da Artz, che si è trovato più stucco che…. metallo nella zona di raccordo tra il tetto di serie ed il prolungamento verso il portellone. 

Ora vi chiederete se sono un appassionato di tuning. Non in senso stretto, certe realizzazioni sono interessanti sia dal punto di vista formale dello studio della carrozzeria che dell’innovazione, altre no, non mi piacciono anche se ne ho scritto e ne scriverò, come nel caso della Mercedes 190 City di Schulz. Non mi metterei mai al volante di una Koenig Competition o di una delle 935 di DP Motorsport, troppo estreme. Preferisco realizzazioni più soft come le prime Porsche 911 Turbo targa di Buchmann, in particolare la seconda uscita dai cancelli di Sandweg, blu metallizzato ed allestita come avrebbe potuto farla la Porsche stessa.

Foto da: DP-motorsport.de; http://www.carscoops.com; Rainer Buchmann B+B

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