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La Montreal Expo 1967 nella vecchia sede del museo Alfa Romeo ad Arese |
Nel 1967, per celebrare il centesimo anniversario della Confederazione Canadese, si organizza l’esposizione universale di Montreal; l’Expo avrebbe in realtà dovuto svolgersi inizialmente a Mosca in occasione dei festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, solo in un secondo tempo s’è scelta come “location” il Canada.
Poco lontano dall’ingresso troviamo un padiglione intitolato “L’uomo produttore”, uno spazio abbastanza ristretto dove tra un paio di motociclette e due motoslitte ovviamente non può mancare l’automobile; sono esposti due prototipi bianco perla di un bel coupé, collocati tra altrettanti specchi che ne ripetono all’infinito l’immagine, sovrastati a loro volta da una moto Norton appesa al soffitto. La commessa per queste due particolari vetture giunge in Alfa Romeo, unica casa automobilistica invitata, solo nove mesi prima dell’esposizione, il tema dato dall’organizzazione è “che soddisfi la maggiore aspirazione raggiungibile da un uomo in fatto di automobili”. I tempi sono parecchio ridotti, non c’è tempo per sviluppare pianale e meccanica nuovi; il primo deriva da quello della Giulia Sprint GT mentre il motore viene prelevato della Giulia 1.6 TI berlina, anche se il mensile Quattroruote sul numero di aprile 1967, uscito circa un mese prima della presentazione, titola: “E’ per il motore 8V questa nuova coupé alfa?” La carrozzeria è firmata da Bertone ed è opera del designer Marcello Gandini, da poco subentrato a Giorgetto Giugiaro e già autore della splendida Miura, che realizza un coupé molto basso e filante, caratterizzato da delle palpebre copri faro lamellari all’anteriore e da una serie di feritoie orizzontali sul montante posteriore; “la sua carrozzeria è certamente tra le più belle disegnate da Bertone in questi ultimi tempi sul tema del motore anteriore, trazione posteriore”. L’interno è molto sobrio, con la strumentazione disposta in due strumenti circolari separati tra loro, come sulla berlina 1750 dello stesso anno. Sul numero di agosto 1972 Quattroruote scrive ”Si trattava si una bella coupé due posti + 2 che suggerì a molti l’ipotesi, rivelatasi errata, di una nuova, futura coupé Giulia con motore 1.600 cc. Poi della Montreal, come venne subito battezzata, non si parlò più per qualche anno”
La Montreal di serie nella vecchia sede del museo Alfa Romeo ad Arese |
In effetti la gestazione della berlinetta di Arese è stata parecchio lunga e travagliata. Subito dopo l’Expo, il successo dei prototipi disegnati da Gandini è tale da convincere la dirigenza del Portello a metterla in produzione; scelte, forse più politiche che tecniche, l’Alfa vuole sfruttare il più possibile la propria immagine sportiva, dettano l’esigenza di adottare il V8 della Tipo 33 da competizione. Dimensioni e volumi della carrozzeria devono quindi essere rivisti per poter ospitare la nuova meccanica, ben più ingombrante del quattro cilindri della Giulia, che impone il rifacimento dell’anteriore della vettura; dall’altra parte troviamo un Bertone che non vuole snaturare il progetto iniziale, soprattutto per quanto riguarda le proporzioni della carrozzeria e l’inclinazione del parabrezza. Uno dei prototipi di Montreal 1967 viene trasformato in laboratorio viaggiante per testare le modifiche per l’industrializzazione dell’auto, l’altro non viene toccato ed è arrivato ai nostri giorni nelle condizioni d’origine. Entrambi sono conservati presso il museo della Casa ad Arese, l’esemplare modificato non è esposto.
Una Montreal con i fari aperti in giro per Milano |
Solo al salone dell’automobile di Ginevra del 1970, la Montreal viene presentata in veste definitiva e
con una motorizzazione adeguata: il V8 di 2.593 cc deriva da quello della Tipo 33 ma è rivisto in molti particolari ed “addomesticato” nella potenza, ridotta da 270 a 200 cv. Il depotenziamento permette di avere un propulsore molto elastico ed adatto alla guida di tutti i giorni. Altri aggiornamenti riguardano le nuove teste, l’alimentazione con iniezione meccanica Spica, una sola candela per cilindro e le manovelle dell’albero motore inclinate di 90°. Il cambio è una ZF a 5 rapporti, i freni sono a disco auto ventilati all’avantreno, mentre le sospensioni non si discostano molto dall’architettura Alfa dell’epoca. Dal punto di vista estetico troviamo una linea molto meno filante, la berlinetta di serie è molto più alta rispetto alle progenitrici del ‘67, e molto appesantita da elementi decorativi sia all’interno che all’esterno. Spicca la finta presa d‘aria “naca” sul cofano motore, studiata per far spazio al nuovo propulsore, più aggressiva ma anche molto meno “pulita” dei listelli orizzontali visti nel 1967.
Una bella Montreal proposta in vendita a Milano Autoclassica a €66.000 |
Nel marzo 1970 il mensile motoristico dell’editoriale Domus dedica la copertina alla nuova coupé Alfa, nelle pagine interne si legge “Costerà in Italia 4 milioni 800 mila lire, dopo le ferie estive cominceranno le prime consegne”. In realtà, a parte pochi esemplari allestiti nel corso del 1971, la Montreal non arriva nelle concessionarie prima dell’inizio del 1972, unica differenza rispetto al Salone di Ginevra di due anni prima è l’adozione di un vistoso spoiler all’anteriore. Il costo è di £5.700.000, quindi circa 900 mila lire più di quanto annunciato. Pochi gli optional: vernice metallizzata Lit. 140.000; alzacristalli elettrici Lit. 100.000; condizionatore d’aria Lit. 290.000. “La carrozzeria della Montreal avverte il passare del tempo” scrive Quattroruote in occasione della prova su strada nell’agosto del 1972 “La Montreal venne disegnata nel 1967: a distanza di 5 anni il suo styling ci sembra criticabile. La disposizione dei volumi ci sembra però complessivamente ottima...” “in definitiva un’automobile stilisticamente un po’ pesante che però con una oculata pulizia potrebbe diventare una delle migliori rappresentati della propria categoria”. Altri difetti rilevati sono: “posti posteriori inutilizzabili; visibilità laterale criticabile”. Pezzo forte il motore, come dev’essere su una vera Alfa “Ottimo. Pronto e potente ad ogni regime. Eccellente anche la coppia motrice.” La velocità effettiva raggiunta in prova e di ben 224 km/h, superiore ai 220 dichiarati, lo 0-100 km/h è percorso in 7,1”. Ottima anche la tenuta di strada ”vettura di notevole facilità e sicurezza di guida malgrado la notevole potenza a disposizione. Comportamento tendenzialmente sottosterzante in curva ma con forte potere direttivo del ponte posteriore con motore in tiro”.
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Curiosamente, il mese prima della canonica prova su strada, Quattroruote “mette alla frusta” una Montreal per un singolare corsa Reggio Calabria-Lubecca senza fermarsi. “Devi essere a Lubecca oggi stesso e l’aereo è certo il mezzo più veloce; ma perché non andarci in auto? Con una Montreal l’Europa si attraversa in un momento, le distanze si annullano come d’incanto”. “Complessivamente oltre 2.500 km (2.574 km per la precisione). Un percorso quindi di lunghezza non indifferente ma che anche una coppia normale di guidatori può effettuare con una certa comodità in meno di un giorno di viaggio” “ … le pratiche alla frontiera, alle dogane e gli spuntini che hanno allungato notevolmente i tempi di marcia, la media generale è risultata di circa 140 km/h” “Per percorrere questi 2.500 km abbiamo consumato 458,5 litri di carburante che danno quindi un consumo medio di 17,812 litri per 100 km, consumo decisamente accettabile per le prestazioni che si sono chieste alla vettura.” Quindi una percorrenza di circa 5,6 km con un litro di benzina. Una tale performance velocistica sarebbe oggi impensabile, col traffico attuale, i vari autovelox e tutor che costellano le autostrade europee. Nonostante abbiano lo stesso colore arancio, gli esemplari testati da Quattrruote sono differenti; quello della "cavalcata" a Lubecca è targato MI M71849, mentre quello della classica prova su strada è immatricolato MI M49450.
La gestazione molto lunga, ben cinque anni, unita alla crisi energetica della prima metà degli anni ’70 non favoriscono certo il successo di un’automobile come la Montreal, che esce di scena nel 1977 dopo 3.925 esemplari costruiti. Bisogna attendere fino al 2003 per vedere nuovamente un V8 sotto il cofano di una berlinetta Alfa, quando al Salone di Francoforte viene presentata la 8C Competizione.
Citazioni e riferimenti da:
Articoli di Quattroruote; aprile 1967; giugno 1968; ottobre 1969; marzo 1970; “ci vediamo stasera a Lubecca” luglio 1972; prova su strada agosto 1972.
Alfa Romeo, le sportive dalla 1900 alla 147 GTA; collana Quattroruote passione auto N.2 Marzo 2003; editoriale Domus - Milano
Lorenzo Ardizio; Tutto Alfa romeo; Giorgio Nada Editore – Vimodrone (MI) 2015
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