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Il tuner tedesco Rainer Buchmann è noto tra gli anni '70 e la metà degli anni '80 per aver proposto elaborazioni molto particolari su automobili prevalentemente di produzione tedesca. Forse qualcuno tra i più attenti appassionati di casa nostra ricorda l'azzurra Alfasud Sprint con interno in alcantara grigio allestita per il mensile Autocapital, testata all'epoca votata ad un certo automobilismo d'elite, e presentata al Salone di Torino del 1982.
Definire Buchmann un semplice tuner è comunque riduttivo, vista la carica innovativa e l'alta qualità d'esecuzione che hanno sempre caratterizzato questo vero e proprio piccolo costruttore mitteleuropeo. Gli inizi sono da far risalire al 1973, anno in cui i fratelli Rainer e Dieter Buchamnn fondano la BB. Dopo pochi anni di attività la clientela è costituita da nababbi che vivono nel deserto in copie della reggia di Versailles, insoddisfatti ed annoiati dalle finiture e dalle prestazioni delle proprie Porsche e Mercedes. Già a metà anni '70 iniziano le prime personalizzazioni sportive su BMW e Mercedes, per poi passare nel 1976 alla prima vera e propria realizzazione originale: la Porsche 911 Turbo Targa, vero cavallo di battaglia della BB, che debutta sul mercato ben dieci anni prima della versione "ufficiale" proposta dalla casa di Stoccarda.
Una di queste 911 Turbo Targa veste la sgargiante livrea argento con strisce ornamentali multicolore sulle fiancate, sui cofani anteriore e posteriore e sul roll-bar, che riprendono i colori del logo della Polaroid, scelta fatta da Buchmann in accordo con il produttore di materiale ottico. Questo gli permette, vero e proprio colpo di genio del marketing, di esporre l’automobile presso lo stand della Polaroid in varie fiere di settore. La 911 viene allestita per l'edizione 1976 di Photokina, svoltasi a Colonia, per il lancio di una nuova fotocamera istantanea del marchio statunitense. Persino Walter Scheel, all’epoca presidente della Repubblica Federale Tedesca, viene immortalato sorridente a bordo della nostra vettura, contribuendo ad alimentare il successo di questa 911. Da lì a diventare star sulle copertine delle riviste motoristiche il passo è breve. La particolare livrea le vale il nome di Regenbogen in tedesco o rainbow in inglese, vale a dire arcobaleno. Per la simbologia dei nativi americani l'arcobaleno simboleggia una sopravvivenza di successo.
La rivista tedesca Auto Motor und Sport pubblica la prova su strada della Rainbow sul numero del 2 febbraio 1977, dove si guadagna anche la copertina. Il titolo con cui viene presentata punta all’elevato costo della vettura: “Ein Porsche für 100.000 Marks: turbo targa“, vale a dire "Una Porsche per 100.000 marchi: tubo targa". Strillo peraltro in netto contrasto con quello immediatamente sottostante, che presenta Citroen 2 cv, Fiat 127 ed altre utilitarie del periodo come le vetture più economiche del mondo.
La realizzazione della 911 Rainbow è parecchio complessa; prevede l’irrigidimento del pianale per sopportare la potenza del nuovo motore turbo di 3 litri della 911/930 turbo 3.0 coupé, che con l'aumento della cavalleria a disposizione tende a flettersi a causa della mancanza del tetto, compromettendo la tenuta di strada. Nel 1976 Porsche decide di non seguire questa via, ritenendo la modifica alla scocca della targa troppo onerosa, decidendo quindi di non declinare la turbo nella versione aperta. Sulla Rainbow i parafanghi anteriori e posteriori sono allargati per poter ospitare cerchi in lega da 16“ con gomme da 205/50 VR15 all‘anteriore e 225/50 V15 al posteriore, misura certamente impressionante nella seconda metà degli anni 70. Per le coperture la scelta ricade sui Pirelli P7, quanto di meglio disponibile all‘epoca come pneumatici per vetture ad alte prestazioni. Assetto, impianto frenante, cambio manuale a 4 rapporti e sospensioni sono quelli della 930 turbo di serie, così come spoiler anteriore e posteriore. Il propulsore è il classico 6 cilindri boxer da 2.992 cc, sovralimentato con turbina KKK azionata dai gas di scarico e tarata a 0,85 bar. Potenza massima di 260 cv o, se preferite, 191 KW. Il peso a vuoto è di 1.335 kg, quello in ordine di marcia kg 1.470. Auto Motor und Sport rileva una velocità massima di poco inferiore ai 245 orari, per l‘esattezza 244,9. Lo 0-100 km/h viene percorso in 5,6“. I collaudatori che hanno testato la vettura hanno rilevato un comportamento praticamente analogo a quello della coupè turbo di serie, solo leggermente penalizzato dall'aumento di peso.
Se dal punto di vista tecnico e del comportamento dinamico ci troviamo di fronte alla declinazione targa della 930 turbo, il discorso cambia radicalmente analizzandone gli interni e la dotazione di bordo, dove troviamo il meglio della tecnologia disponibile negli anni ‘70, come da tradizione per la firma di Sandweg. Sedili anatomici Scheel rivestiti in velluto blu, impianto telefonico per auto, impianto stereo Blaupunkt Berlin a ricerca automatica dei canali integrato da piastra cassette Uher CR 201, amlpificatore e quattro casse Pioneer. Sul cruscotto trova posto anche un pratico dispositivo per archiviare le musicassette. Desta scalpore la presenza dell'impianto telefonico di cui è dotata la Rainbow, estremamente dispendioso per l' epoca.
Parafrasando il buon Mike Brewer di Affari a quattro ruote, vediamo cosa costa la trasformazione, almeno per quanto riguarda le voci più significative. I prezzi sono ovviamente in marchi tedeschi e riferiti al 1977, ignoto il costo della vettura di base, acquistata usata da Buchmann e vecchia di un paio di anni al momento della conversione nella Rainbow. Sconosciuto anche il costo della verniciatura nella particolare livrea arcobaleno, dove le strisce decorative realizzate inizialmente con speciali decals, che messe a dura prova alle dita dei visitatori delle varie manifestazioni a cui è esposta la vettura, vengono successivamente dipinte mediante vari passaggi di colore e relativa mascheratura.
- spoiler anteriore e posteriore compresi montaggio e verniciatura: DM 12.000
- sospensioni, impianto frenate ed assetto della 930 turbo: DM 7.500
- treno di gomme Pirelli P7 comprensivo di cerchi in lega 16” Fuchs: DM 4.700
- irrigidimento strutturale del pianale: DM 4.100
- motore 930 turbo completo (ricambio Porsche): DM 26.000
- cambio 930 turbo: DM 6.400
- impianto telefonico per auto: DM 18.000
- impianto stereo completo: DM 4.400
- vetri elettrici: DM 1.800
- sedili anatomici Scheel: DM 1.000
La vettura, oltre che essere esposta in varie occasioni negli stand della Polaroid, compare all’inizio della pellicola "Car Napping, bestellt, geklaut, geliefert" del 1980 assieme a parecchie supercar ed altre realizzazioni di B+B, tra cui la CW 311. Il Car Napping nel gergo inglese è il furto d’auto, mentre il resto del titolo in italiano può essere tradotto come ”ordinate, rubate, consegnate”. Nel film la vettura viene effettivamente rubata, in Costa Azzurra, poi rintracciata e recuperata dal legittimo proprietario, dopo aver cercato di sporgere denuncia, presa peraltro in scarsa considerazione, alla polizia francese. Nella pellicola la Rainbow si presenta con l’aspetto definitivo che ha ancora oggi, con spoiler posteriore della 911 turbo 3.3, che ha preso il posto di quello originale più piccolo della 3.0, spoiler anteriore con radiatore dell’olio e fendinebbia, inizialmente assenti. Sfoggia una targa fittizia di Monaco di Baviera, mentre la targa originale e tutt’ora presente sull’auto è di Francoforte sul Meno: F-TT 1. Per un breve periodo la nostra 911 targa ha montato dei cerchi BBS con inserti color oro al posto dei classici Fuchs. Compare in questa configurazione su Auto Zeitung del 31 maggio 1978. Terminate le riprese di "Car Napping", nel 1980 la Rainbow viene venduta ad un cliente tedesco emigrato in Sudafrica. All'epoca ha percorso solo 18.000 km e viene ceduta per circa DM 80.000. Per qualche tempo ha vissuto quindi nell'altro emisfero, sempre trattata con la massima cura. Una decina di anni fa è stata necessaria una riverniciatura integrale presso un carrozziere di Düsseldorf, a causa di un principio di corrosione innescato sugli allargamenti dei parafanghi, in particolare i posteriori, e per l'ossidazione del roll-bar. Meccanica ed interni sono d'origine ed in ottime condizioni.
Tra il 2014 ed il 2015 un fan della produzione di Rainer Buchamnn ha realizzato una replica della Rainbow basandola su di una targa del 1986, che è stata esposta a Techno Classica ad Essen nel 2015 e nel 2017. Molto probabilmente l'ultima apparizione in pubblico dell’originale è stata il 9 settembre scorso presso l’Autokino di Gravenbruch, in occasione del "come back" di Car Napping presso quel cinema.
Riferimenti:
- Auto Motor und Sport, 2 febbraio 1977 - lingua tedesca
- Rallye Racing, 4 aprile 1977 - lingua tedesca
- Auto Zeitung 31 maggio 1978 - lingua tedesca
- Road & Track, ottobre 1978 - lingua inglese
- Auto Revue, 6/1979 – lingua tedesca
- Oldtimer Markt, 12/2009 – lingua tedesca
- Porsche Fahrer, marzo aprile maggio 2012 - lingua tedesca
- BB - Rainer Buchmann: Innovation - Design - Emotion, Gerold Lingau, 2016 Hell Verlag GmbH. Lingua inglese
Foto da: http://www.bb-frankfurt.com
Si ringrazia Rainer Buchmann BB Auto Frankfurt per aver concesso l'uso delle foto
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