Schulz 190E 2.6 City, quando la Mercedes perde la coda

La prima volta che ho incrociato quest’ automobile è stato nel 1990, su un numero della rivista “Auto”, in cui viene pubblicato un articolo dedicato ad una strana Mercedes 190 due volumi, messa a confronto fotografico con una Golf II, in modo da farne risaltare le dimensioni particolarmente compatte. 
Autore della vettura è il designer tedesco Eberhard Schulz, già collaboratore sia presso Porsche che Mercedes, oltre ad essere fondatore dell’Isdera, nota per aver prodotto “supercar” come la Imperator. A questo marchio l’ecclettico progettista tedesco, a partire dagli anni ’80, affianca l’attività di preparatore sotto il nome di Schulz-Tuning, molto probabilmente per consentire introiti ben più consistenti rispetto a quelli ottenuti con la vendita di automobili da sogno

A fine anni ’70 Schulz fa parte del team che sta sviluppando il progetto W201, vale a dire la futura “piccola” della stella a tre punte, nota ai più come Mercedes 190. Nelle intenzioni della Casa di Stoccarda la vettura, oltre alla conosciuta berlina quattro porte tre volumi, avrebbe dovuto essere prodotta anche in una variante a tre porte e due volumi, che si sarebbe dovuta scontrare nello stesso segmento di mercato della Golf. Di questa versione esiste un prototipo del 1984, denominato “Stadtwagen”, vale a dire vettura da città, successivamente non approvato per la produzione in serie, molto probabilmente perché i tempi non sono maturi per poporre quella che oggi definiremmo una segmento C "premium". La proposta di Schulz arriva solo nel 1990, quando la berlina è sul mercato già da circa otto anni, ed è volta a colmare questa lacuna all’interno della gamma della casa di Stoccarda, cosa che poi non avviene. Bisognerà aspettare la Classe A del 1997 per vedere sul mercato una vera piccola Mercedes. 
L’impostazione stilistica della 190 City é molto simile a quella della “Stadtwagen”, caratterizzata da un cofano motore abbastanza lungo, con abitacolo a tre porte raccolto all’indietro e sbalzo posteriore praticamente inesistente: è quindi abbastanza sproporzionata nella vista laterale, dove mostra un volume anteriore troppo “importante” rispetto al resto della vettura. Simili anche le misure, la creazione di Schulz è lunga quattro metri, esattamente come la seconda serie della Golf e come buona parte delle segmeno B attuali, quindi circa mezzo metro meno della 190 da cui deriva. Se l’antenata condivide portellone e luci posteriore della variante station wagon della Mercedes W123, la City al posteriore sfoggia portellone e luci della successiva W124. La trasformazione, che comprende il taglio ed il rifacimento “ex novo” del posteriore della vettura, a parte i pochi particolari citati qui sopra presi dalla produzione di serie, necessita di quattro settimane lavorative. Il solo costo dell’intervento è di circa 22.000 marchi tedeschi, con il veicolo di partenza fornito dal cliente. Il costruttore stima che una City allestita partendo da una 190E 1.8 benzina nuova, vale a dire la base della gamma, sia di ben 56.000 marchi, davvero troppi perché l’iniziativa possa avere un seguito commerciale. 

L’ esemplare numero uno della City è allestito sulla base di una 190 incidentata al posteriore. Sfoggia una livrea antracite scuro metallizzato e cerchi BBS, questi ultimi sono una sorta di firma del “tuner” tedesco. Le prime foto distribuite alla stampa specializzata teutonica mostrano la calandra cromata di serie sormontata dalla canonica stella a tre punte. Successivamente la stella sparisce, per volere della Casa di Stoccarda, che non approva la trasformazione. Il motore è il classico 6 cilindri in linea Mercedes alimentato a benzina, portato da 2,5 a 2,6 litri per ben 204 cavalli di potenza; di certo un’unità non particolarmente parca nei consumi ed abbastanza in contrasto con la denominazione City del modello, che la vedrebbe più indirizzata verso una drastica riduzione di cubatura, cilindri e… potenza. Certo al buon Eberhard questo motore sarà sembrato ben poca cosa rispetto ai V8 da 5 litri che solitamente equipaggiano le sue 190 cabrio. In alternativa è comunque disponibile un propulsore più “economico”, sempre da 2,6 litri ma da soli 160 cv. Non risultano 190E City allestite con motorizzazioni più piccole del 2,6, o diesel. 

Quante di queste automobili sono state costruite? Difficile dirlo, si tratta di una trasformazione costosa e… diciamolo pure, non particolarmente attraente dal punto di vista estetico. Alcune fonti parlano di sei esemplari allestiti tra il 1990 ed il 1991, attualmente sembra ne esistano solamente due in circolazione. La prima è bianca con contorni vetro nero opaco, la seconda è argento metallizzato e monta un kit di carrozzeria molto probabilmente adattato da quello della 190E 2.3 16v. Entrambe non sono dotate di cerchi in lega BBS. 

Foto da: motor1.com; carwp.blogspot.it

Commenti

  1. Interessante articolo, non sapevo della cosa

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    1. bell'articolo! per quanto riguarda la piccola MB, direi che era un veicolo piuttosto brutto non in linea con le linee splendide e senza tempo della 190 di Bruno Sacco

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