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Una delle star del salone di Ginevra 1981 è indubbiamente la
De Lorean DMC 12, caratterizzata dalle portiere con apertura ad “ala di
gabbiano”, incernierate sulla mezzaria del tetto ed ispirate a quelle della
Mercedes 300 SL degli anni ’50, oltre che dalla carrozzeria in acciaio
inossidabile. La DMC 12 è stata poi consacrata al grande pubblico grazie alla
trilogia di “Ritorno al futuro”, pellicole dirette da Robert Zemeckis tra il
1985 ed il 1990.
Alla stessa kermesse ginevrina, lontano dai riflettori dello
stand De Lorean, un piccolo costruttore elvetico di nome Rinspeed tuttora in attività ma all’epoca agli inizi
della propria carriera, presenta una gullwing basata sulla Volkswagen Golf
GTI. La “Aliporta”, questo il nome della creazione di Frank Rinderknecht che
sottolinea il particolare sistema di apertura delle porte verso l’alto ,
contrapposta alla De Lorean sembra quasi voglia dire al pubblico del Salone ”Ehi,
ragazzi, ci sono anch’io!”
Il corpo vettura della Aliporta è quello ben noto del restyling
del prima serie della Golf GTI, dotato quindi di fanaleria posteriore di
dimensioni maggiorate e paraurti in
materiale plastico; nella vista laterale spicca il brancardo sottoporta
rialzato, per compensare la rigidità della scocca dopo il taglio della porzione
centrale del tetto per permetterne l’apertura delle portiere. Il kit estetico consiste in passaruota
allargati, spoiler anteriore e paraurti specifici in materiale sintetico
verniciati in tinta con la carrozzeria. Particolarmente grintoso il frontale,
nel quale sparisce la calandra Volkswagen, completamente rimpiazzata da una
batteria di sei fari rettangolari, divisi in due gruppi di tre da una presa
d’aria centrale. Alcune immagini d’epoca ci mostrano questa presa d’aria riempita da un settimo faro, molto probabilmente eliminato poi sia per difficoltà
d’omologazione che di raffreddamento del motore. Questa particolare Golf ha
indubbiamente una faccia molto più riuscita rispetto alle varie sorelle
“tunizzate” più o meno artigianalmente negli stessi anni, che spesso scadono in
risultati di dubbio gusto. Più banale il posteriore, con un pannello
riflettente rosso di raccordo tra i gruppi ottici, che riporta una scritta
“Turbo” la cui grafica ricorda in modo imbarazzante quella delle Porsche 911
sovralimentate. Già… il pannello riflettente, accessorio figlio degli anni ’80,
un vero “must” per ogni Golf GTI “tamarrata” che si rispetti; indimenticabili
poi quelli con i coniglietti di Playboy che parecchi “golfisti” sfoggiavano con
tanto orgoglio… Sull’Aliporta la targa trova posto al centro del paraurti
posteriore. Il contorno del lunotto riamane nero opaco come sulla vettura di
serie; alla base di esso vi è uno spoiler in materiale plastico, sempre nero. Due
vistosi adesivi bianchi, che riportano le diciture “Rinspeed” ed “Aliporta”,
collocati sopra le luci posteriori ricordano a chi segue che non si tratta
della solita “Golf” “pasticciata”. Gli unici colori disponibili per la
carrozzeria sono l’argento e l’antracite, entrambi metallizzati.
Sotto al cofano troviamo il classico quattro cilindri in
linea da 1.588 cc della GTI, vitaminizzato con l’adozione di un
turbocompressore Rotomaster TO4B con pressione di sovralimentazione tarata 0,45
bar; i CV sono 135, o se vogliamo rispettare le unità di misura internazionali
99,4 KW. Sono necessari 7,5” per percorre la più classica delle prove di
accelerazione, lo 0-100 km/h. L’ago del tachimetro si ferma poco al di sotto
dei 200 km/h. L’assetto è ribassato e dotato di ammortizzatori Bilstein; i
cerchi in lega sono prodotti alla Centra e sono da 5,5 x 15”, gommati con dei
Pirelli P7 205/50 VR 15, di certo una misura non impressionante oggi, ma nel
1981 erano pneumatici di un certo impatto visivo, soprattutto su una Golf.
foto da: www.rinspeed.eu
Commenti
spettacolo! una vettura da sogno che ha turbato i sogni della mia gioventù
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