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Pensare oggi ad un’ammiraglia ipervitaminizzata vengono in mente solamente automobili teutoniche ad alte prestazioni, sigle come la M della divisione Motorsport della BMW, la RS dell’Audi e le Mercedes dopate da AMG.
Negli anni ‘80, ma anche per buona parte degli anni ’90, non è infrequente che marchi generalisti propongano sia modelli di punta che le loro declinazioni sportive, come per esempio la Peugeot 505 Turbo o la Fiat Croma i.e Turbo. Caso particolarmente significativo é quello del matrimonio Lancia-Ferrari, che ha originato la Thmea 8-32, equipaggiata a un 8 cilindri di 3.200 cc derivato alle berlinette e spider-targa della serie 328 costruite a Maranello. La Opel per la versione ”palestrata” della Omega si rivolge invece ai tecnici della Lotus, all’epoca nell’orbita della General Motors. Non deve stupire dunque, in un contesto simile, che si potesse pensare di sviluppare una versione ad alte prestazioni della Safrane, ammiraglia che non ha certo lasciato il segno nella storia della Casa della losanga. La vettura è valida ma la somiglianza con altri modelli della Regie, in particolare con la media Laguna e la precedente 25, il marchio stesso associato più ad utilitarie come la Clio, sono fattori che non fanno certo decollare le vendite di un’automobile di fascia alta. Infelice anche la scelta del nome, che come scrisse all’epoca Autocapital, in certe regioni italiane ricorda più il risotto alla milanese che non un’automobile.
Nel novembre 1993 debutta la più performante delle Safrane, la Biturbo, che ha la funzione di riportare interesse sul modello e fare da traino per le vendite della gamma. Si tratta di un vero e proprio cavallo di razza, una delle berline più performanti della propria epoca. Lo sviluppo della meccanica si deve al tuner tedesco Hartage, parecchio considerato in quel periodo per le elaborazioni sui motori BMW, mentre estetica ed assemblaggio finale sono opera di un altro rinomato preparatore teutonico: Irmscher, dedito in particolar modo alle Opel. La Scelta di rivolgersi a fornitori esterni dell’area della lingua di Goethe non è nuova presso la Regie, la cui dirigenza è affascinata dalla qualità produttiva tedesca dell’epoca, per la realizzazione di vetture a tiratura limitata. Due esempi di queste collaborazioni sono la R11 Turbo Zender del 1985-86 e la 19 cabriolet costruita da Karmann a partire dal 1991. Nel caso della Biturbo il rivolgersi a subfornitori avrebbe dovuto anche contenere i costi di produzione, che in realtà invece esploderanno.
Il motore è il 6 cilindri a V PRV di 3 litri, preso in prestito dalla Alpine A610, qui dotato di due turbocompressori per 262 cv di potenza massima a 5.500 giri. Lo 0-100 km/h è percorso in 7,2”, risultato di tutto rispetto per un’auto che sfiora i 1.700 kg di peso a vuoto; la velocità massima è di 250 km/h. La trasmissione è esclusivamente con cambio manuale a 5 rapporti. Lo schema della trazione è ripreso dalla Safrane 3.0V6 Quadra ed è integrale permanente. La frenata è assicurata da dischi ventilati da 280 mm all’anteriore e da dischi pieni da 265 mm la posteriore, coadiuvati da ABS. Il design è quello classico da… “Lagunona”, vale a dire corpo vettura a 5 porte a due volumi e mezzo, tanto caro alla Renault, della Safrane di serie. Dal punto di vista estetico la Biturbo si distingue dalle sorelle meno performanti per l’adozione di un paraurti anteriore specifico, con una presa d’aria di generose dimensioni per raffreddare il gigantesco intercooler, per i cerchi in lega da 17”di disegno esclusivo gommati da pneumatici Michelin 225/45 ZR17, per le minigonne sottoporta, per lo spoiler alla base del lunotto e per le due antenne sul tetto, collocate una all’anteriore ed una al posteriore.
Due gli allestimenti disponibili in Francia, RXE e Baccarà, venduti rispettivamente al notevole prezzo di 414.000 e 452.000 franchi; il secondo si colloca ai vertici della categoria come dotazione di bordo. In Italia la Biturbo è proposta sul mercato da aprile 1995 a novembre 1996 in un’unica ricca declinazione denominata RXE Baccarà, che comprende sedili anteriori e posteriori regolabili elettricamente, interni in pelle, aribag frontali, servosterzo elettrico, climatizzatore bizona, impianto stereo con CD e sospensioni a controllo elettronico. Oltre all’ allestimento è ricco anche Il prezzo di lancio, ben 103.000.000 di lire, circa due volte e mezzo il costo di una ben più modesta 2 litri 12 valvole benzina alla base della gamma Safrane, quotata quest’ultima poco più di 39.000.000 di lire. L’alto costo d’acquisto, lo scarso blasone del marchio, la complessità della meccanica e dell’elettronica, la scelta di adottare un cambio manuale ed un motore a 6 cilindri in un segmento di mercato dove la clientela richiede trasmissioni automatiche e propulsori ad 8 cilindri, limitano fortemente le vendite della Biturbo, la cui produzione viene sospesa nel settembre 1996 dopo soli 806 esemplari. A causa dello scarso interesse non sono state allestite vetture con guida a destra per il mercato d’oltremanica.
Oltralpe quest’eterna incompresa sta subendo una sorta di rivalutazione tra gli appassionati perché considerata la risposta francese alla nostra Thema Ferrari. Le quotazioni sono nell’ordine dei 13.000-15.000 euro, con richieste anche superiori per esemplari perfetti in tutto. Circa un anno fa è comparso sul web un annuncio di un esemplare argento, in vendita a Milano, proposto appunto a 15.000 euro. Gli interventi di manutenzione sono piuttosto onerosi e non infrequenti, vista la complessità della Biturbo, sia dal punto di vista meccanico che elettronico; chi volesse mettersene una nel box dovrebbe forse cercarsi un amico tra i pochissimi tecnici Renault ancora in attività che all’epoca in Italia ci misero mano.
Chi si accontenta invece della riproduzione in scala trova due validi prodotti in 1/43, il primo proposto dalla portoghese Vitesse in contemporanea alla vettura vera, il secondo firmato Universal Hobbies (in foto) e più recente di almeno una decina d’anni; quest’ultimo è nato come modello riservato all’editoria per la collana francese Renault Collection dell’editore M6, arrivato poi in un secondo tempo nei negozi di modellismo con finiture leggermente più curate e diverso "packaging". In entrambi i casi sono rispettate fedelmente le peculiarità che distinguono le Bitrubo da tutte le altre Safrane, forse è preferibile il modello della Vitesse, anche se ho entrambe le varianti in collezione, per una forma più convincente del frontale, in particolare del paraurti con relativa presa d’aria, e dei fari.
Il collezionista dedito alle scale maggiori può trovare un’ottima riproduzione in scala 1/18 firmata Ottomobile. Si tratta di un modello con carrozzeria in resina, senza parti apribili, con ottime proporzioni generali e ben dettagliato.
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