Bibendum & co. Le "mirror mascots" dei veicoli industriali, un mito degli anni '80

Le “Mirror mascots” in inglese o “truckpoppen” in olandese, letteralmente mascotte da specchietto o bambole da camion, furono un fenomeno molto diffuso tra gli autotrasportatori, soprattutto nordeuropei, a partire dagli anni ’70, fino a diventare un vero e proprio “cult” negli anni ’80. Spesso erano montate sul tetto della cabina in prossimità del parabrezza, una centrale o due laterali simmetriche; qualcuno ne sfoggiava la maggior varietà possibile. A volte trovavano posto sui portapacchi, sugli specchietti e persino sulla calandra; illuminate, verniciate con colori sgargianti o personalizzate, erano quasi sempre accompagnate da altri accessori quali luci supplementari, più gettonate quelle della tedesca Hella, tabelle luminose o trombe cromate. Curiosamente alcuni di questi particolari pupazzi non sono correlati al mondo dei trasporti. 

La più “antica”, diffusa e conosciuta di queste mascotte è sicuramente il “Bibendum” della Michelin, il simpatico omino composto da camere d’aria sovrapposte concepito dall’artista francese O’Galoup nel 1898. Il nome del personaggio deriva da una frase contenuta in un’ode di Orazio che esulta per la morte di Cleopatra, temuta nemica della repubblica romana, e la fine del pericolo che la regina d’Egitto rappresenta per il popolo romano: ”nunc est bibendum,…” ripresa da O’Galoup stesso per il manifesto pubblicitario in cui compare per la prima volta l’omino di gomma. Tradotta letteralmente la frase oraziana significherebbe “ora si deve bere”, divenuta poi un’esortazione a brindare per un fausto evento. Il manifesto prosegue recitando: “vale a dire: alla vostra salute. Lo pneumatico Michelin si beve l’ostacolo”, con il “Bibendum” al centro che solleva un calice di quello che molto probabilmente è un buon champagne. L’emblema della firma di Clermont Ferrand trova posto sui veicoli pubblicitari della società a partire dagli anni ’30 del secolo scorso, inizialmente su pannelli bidimensionali montati alle fiancate. Dal secondo dopoguerra inizia a comparire in versione tridimensionale, di grosse dimensioni, seduto sul tetto di alcuni veicoli. Solitamente si tratta delle Simca 5 “furgonette”, veicolo strettamente imparentato con la nostra 500 “Topolino”, incaricate della distribuzione ai negozi della cartografia o delle celebri guide rosse. Trova spazio poi anche sul tetto delle Peugeot 202, berlina all’epoca alla base della gamma della Casa del leone, che reclamizzano i palloni e gli pneumatici per moto o biciclette; queste automobili a volte sono utilizzate anche al seguito della carovana pubblicitaria del “Tour de France”. Dagli anni ’50 il “Bibendum” si riduce di dimensioni ed è rappresentato in piedi; trova una propria collocazione, sempre sul tetto dei veicoli della società, ma in prossimità del parabrezza. Lo si vede sui furgoni Citroen HY, sui Renault 1000 KG e sulle 4cv, in seguito sulle 2cv, Dyane ed R4 furgonate. Da lì ad essere oggetto ambito dai camionisti, francesi prima ed europei in seguito, il passo è breve. Dell’omino Michelin esiste anche una versione non ufficiale, abbastanza diffusa e che si trovava comunemente in vendita nelle stazioni di servizio a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80; nella banda diagonale riporta la scritta “T.I.R.” invece che “Michelin”. 

“Flipje”, conosciuto anche come “l’omino della marmellata”, è un lampone umanizzato che porta in testa un cappello da chef ed ha il braccio destro alzato in segno di saluto. Nasce nel 1935 ad opera dell’agenzia pubblicitaria Van Alfen come testimonial della fabbrica di marmellata “De Betuwe”, con sede nella città di Tiel in Olanda. Nella città natale al personaggio sono dedicati un museo ed una statua; è stato anche protagonista di una storia a fumetti in 50 puntate. La versione per veicoli pesanti di “Flipje” è stata molto diffusa a partire dagli anni ’70, soprattutto tra i camionisti nordeuropei; spesso compare sulle cabine assieme al Bibendum, solitamente sono collocati uno per lato in posizione simmetrica. 

Particolarmente nota, anche in Italia, è l’”Holland Duck”, una papera allungata e dotata di sei ruote concepita da un’associazione di trasportatori olandese che ha il muso bianco ed il corpo decorato con i colori della bandiera dei Paesi Bassi. Della papera esistono anche delle controparti in diversi Paesi europei, come per esempio la “German Duck”, la “Norge Duck”, e così via. Tutte sono decorate con i colori della bandiera della rispettiva nazione che rappresentano. Della sola “Holland Duck” esiste anche un formato più piccolo che prende il nome di “Lucky Joe”. Attualmente è in vendita un’edizione aggiornata di circa 20 cm di lunghezza con illuminazione a led, semplificata nella decorazione, denominata “Turbo Duck”. Potremmo considerare la papera olandese quasi come la trasposizione europea dell’aggressiva “Rubber Duck” che campeggiava sul radiatore dell’omonimo camion, un Mack, nel film “Convoy, trincea d’asfalto”.

Meno note e diffuse sono le seguenti mascotte: 

Il rosso canguro della “BIFI”, che pubblicizza degli snack a base di salamini. Il marsupiale, rappresentato nell’atto di mangiare uno di questi salamini e con la tasca ben carica di provviste, è stato studiato dalla filiale olandese del produttore di salumi tedesco.

Il “Wiking Man” della Volvo, un vichingo che sullo scudo riporta la scritta della Casa svedese.

“Tinus Tussengass”, un camionista con pantaloni blu e camicia rossa o gialla, seduto su una ruota, che nella mano destra stringe un volante ed ha il braccio sinistro alzato. Emblema di un produttore di accessori per veicoli pesanti.

Il tondo” Brummi”, un omone di gomma sorridente e dotato di sei ruote come la papera olandese. Simbolo della tedesca BGL, acronimo di “Bundesverband Güterkraftverkehr Logistik und Entsorgung”, che significa: associazione federale di autotrasportatori, logistica e smaltimento. “Brummi” esiste in varie dimensioni, sia con la sigla LKW, che in tedesco identifica i mezzi pesanti, sia con la scritta “fern, schnell, gut”, vale a dire “lontano, veloce, bene”, che contraddistingue gli autocarri germanici per trasporti di linea.

“Jimmy Junior Truck Driver”, altro omone sorridente che nella posa ricorda il Bibendum. Fornito in vari formati ed in plastica grezza di solito viene personalizzato con verniciature.

L’olandesina “Katy” in costume tipico, anch’essa da personalizzare.

Il contadino con gli zoccoli di legno della rivista olandese "De boerderij", in italiano “la fattoria”

Dagli anni’90, con il miglioramento dell’aerodinamica dei camion e la comparsa di spoiler, visiere sul parabrezza ed altri accessori di serie che tolgono spazio a questi simpatici personaggi sui tetti delle cabine, il fenomeno delle “mirror mascots” si è molto attenuato. Sui siti internet olandesi specializzati in accessori per i “truck” si trovano ancora comunemente alcuni di questi pupazzi; si parte dai 20 euro per un “Jimmy Junior Truck Driver” alto circa 20 cm per arrivare ai circa 140 dell’ultima edizione del “Bibendum”, passando per i circa 60 di “Katy” ed i 90 del “Wiking Man”. Gli altri sono reperibili con difficoltà setacciando i siti di aste online, soprattutto in nord Europa, pronti a sborsare qualche centinaio di euro per portarsi a casa un esemplare di quelli più particolari come “Flipje” o un “Bibendum vintage”, a patto che siano in ottime condizioni. 

Dal punto di vista modellistico sono da segnalare le riproduzione del “Bibendum” e di “Flipje” in scala 1/24 ad opera di “Italeri”; fanno parte di una scatola di accessori per personalizzare i kit di autocarri in plastica della ditta emiliana. Nella piccola scala 1/87, nata inizialmente come accessorio per le ferrovie in miniatura, l’austriaca “Roco” propose una trentina d’anni fa circa una bustina contenete dieci minuscoli “Bibenum”; questo accessorio è attualmente confluito nella produzione della tedesca “Herpa”

Commenti

Posta un commento